Incontro sull’Integrazione

Tutto è partito da una richiesta: una giovane insegnante ci ha proposto tenere in classe un incontro sull’integrazione. Oggi come oggi è molto difficile parlare di questi temi, spesso inficiati di pregiudizi e frasi fatte, di politica e di retorica.

La richiesta però non ci ha spaventato: abbiamo, anzi, cercato di prenderla come uno spunto per creare un nuovo format, un nuovo “tipo di uscite”. Filippo Marinoni, membro del nostro direttivo, si è offerto immediatamente di prendere in mano la situazione.

Finora ci siamo sempre occupati di Milano a 360°: dalla conoscenza al volontariato sociale e culturale. La cura della città, però, deve e vuole andare di passo in passo con la cura dell’altro; ecco l’importanza di spiegare ai ragazzi che, nonostante roboanti affermazioni e pubblicità, ci vuole uguale rispetto nei confronti di tutti.

Come fare a spiegare ai ragazzi cos’è l’integrazione e perché è importante?

“Il segreto – spiega Filippo Marinoni, membro del direttivo- è la semplicità. Se noi, giovani studenti universitari, parliamo ai ragazzi apertamente, sono sicuro che capiranno che le differenze ci sono e ci devono essere… Ma anche che, in fondo, siamo più simili che diversi.”

Il dilemma è anche questo: come parlare a dei ragazzi di integrazione senza urtare la sensibilità di nessuno? Filippo invita un suo compagno di Università, Armel Mfopou, a dialogare con lui insieme ai ragazzi e a confrontare le loro differenti esperienze di vita. Nel presentarsi parlano dei loro hobby, dei loro sogni. Gli studenti della 1A e della 1B della Scuola Secondaria di Primo Grado Europa, allora, colgono l’occasione per chiedere consigli sulla scelta delle scuole superiori.

Tutti in aula amano il calcio, la pizza, viaggiare: cosa, allora, rende diverso Armel da Filippo?

Nulla. O meglio: la sua infanzia. Infatti, mentre in Italia i ragazzi di 10-13 anni si preoccupano della scuola (com’è giusto che sia), in Camerun Armel a 13 anni va a scuola per un paio d’ore (studia l’italiano), poi va a tagliare la legna e la porta a casa. Armel racconta la sua storia in maniera discreta ma coraggiosa. La verità è che è venuto in Italia per motivi di studio, perché ha capito che in Camerun non c’erano possibilità per lui. Nessuna possibilità di lavoro o di guadagno per mantenere la sua famiglia. Come se non bastasse, una volta arrivato in Italia, la sua laurea, conseguita in Camerun, non è stata considerata valida.

L’incontro prosegue con una breve distinzione fra i tipi di migrazione, poiché c’è chi viene per lavoro e studio (proprio come Armel) e c’è chi non può scegliere, perché nel proprio paese c’è una guerra. Armel e Filippo, in conclusione, mostrano un video musicale paradossale in cui una Parigi del futuro viene presa d’assalto da immigrati… Europei.

La verità è che conoscere qualcuno, o qualcosa, spaventa molto di meno che vederla come una distante minaccia.

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Speriamo di poter proseguire con questo nuovo tipo di interventi anche in altre classi e vogliamo, sopratutto, instaurare una riflessione con i giovani del futuro.

Miriam Gualteroni

La foto di copertina è una foto di Charles Deluvio, dall’archivio online di immagini copyright free Unsplash.